Finta Vespa prodotta in Cina, la Cassazione conferma la violazione della normativa a tutela del “made in Italy”
La notorietà e il successo, si sa, aumentano la possibilità di contraffazione.
Tra settembre e ottobre 2021 il GIP e il Tribunale di Livorno disponevano il sequestro preventivo di 54 ciclomotori prodotti in Cina ed importati in Italia, in quanto: i) riproducevano le inconfondibili linee della Vespa in maniera subdola, tanto da generare confusione nei consumatori; ii) riportavano sulla scocca il tricolore italiano, con l’obiettivo di generare nel consumatore la convinzione che si trattasse di un prodotto “made in Italy”.
L’istanza di riesame veniva rigettata e il caso arrivava in Cassazione.
La Corte di Cassazione, sez. II penale, con pronuncia n. 5847 del 4.2.22, ha confermato il sequestro preventivo evidenziando non solo come le linee dei ciclomotori fossero innegabilmente riferite alla Vespa, ma anche “costituisce fallace indicazione l’uso di segni, figure, o quant’altro possa indurre il consumatore a ritenere che il prodotto o la merce sia di origine italiana, incluso l’uso fallace o fuorviante di marchi aziendali.”
L’importatore italiano aveva, infatti, posto in sua difesa di avere utilizzato sulla scocca delle moto il proprio marchio, composto in parte dallo scudetto tricolore.
La difesa non è stata ritenuta sufficiente dalla Suprema Corte a scongiurare ipotesi di contraffazione e confusione nel mercato.