Che cos’è il plagio? E cosa sono gli incontri fortuiti?
Spesso sentiamo inneggiare al plagio, soprattutto in relazione alle opere musicali, ma siamo certi di sapere cosa si intenda per plagio?
Il plagio è un’imitazione servile. Attraverso il plagio, un soggetto si appropria, in tutto o in parte, dell’opera altrui attribuendosene la paternità.
Dunque, questo secondo “autore” sfrutta la creatività dell’autore originario, vittima di plagio.
Sembra tutto molto semplice e chiaro: se c’è copia di un’opera, c’è plagio; eppure non è così automatico individuare nella pratica una fattispecie di plagio.
Questa difficoltà deriva dalla natura stessa dell’opera dell’ingegno.
A prescindere da quale sia il genere di opera che si ritiene possa essere oggetto di plagio (opera letteraria, musicale, figurativa, cinematografica ecc…), va evidenziato che tale opera, in quanto espressione personale dell’autore, riassumerà in sé alcune esperienze dell’autore stesso. Ad esempio: particolari gusti musicali, letterari, esperienze di viaggio, di vita ecc…
Tali esperienze ben potrebbero essere comuni anche ad un altro autore e portare, quindi, i due autori ad un’espressione della propria creatività in maniera simile. In gergo tecnico si parla di incontri fortuiti.
Si hanno incontri fortuiti quando due autori, senza copiarsi, giungono ad esprimere la propria creatività con delle assonanze, frutto probabilmente di un bagaglio culturale proprio di un autore, quanto dell’altro.
I parametri per poter dare prova di plagio si fanno così sempre più stringenti: è necessario scongiurare che non si tratti di un mero incontro fortuito.
Nel caso di presunto plagio di un’opera musicale, ad esempio, non si potrà fare riferimento alla sola somiglianza dei ritornelli, ma si dovrà comparare l’intera linea melodica, la costruzione armonica, i timbri, l’arrangiamento e soprattutto si dovrà analizzare la genesi dell’attività creativa dei due autori. Si dovrà, quindi, cercare di comprendere se questi autori potevano, fortuitamente, giungere ad un’espressione simile della stessa idea.
Nella nostra giurisprudenza diversi sono i casi più o meno noti di plagio, alcuni contano nomi davvero blasonati (come Al Bano che citò per plagio Michael Jackson), tra questi anche Jovanotti con il brano A Te.
Senza entrare nei dettagli di quest’ultimo caso, è davvero utile richiamare la ratio che ha mosso la decisione della Corte di Appello di Firenze (11/02/2020, n. 362) nel rigettare la domanda di plagio di un giovane e sconosciuto autore.
La Corte ha basato la propria decisione sulla perizia tecnica di raffronto delle due opere, da cui emergevano sostanziali differenze sia armoniche che melodiche, ma anche assonanze proprie del patrimonio comune di un autore pop.
I brani avevano sì lo stesso titolo, ma era ed è un titolo piuttosto comune, utilizzato anche in ulteriori molteplici brani registrati in SIAE. Inoltre, entrambi i brani, usavano sì gli stessi termini (amore, emozione, a te), ma sono tutti termini propri del patrimonio linguistico di qualsiasi altro autore di musica leggera.
Dunque, la ratio che dobbiamo dedurre da questa decisione, come da tanti altri casi giurisprudenziali è che: maggiore sarà la modestia di un’opera e maggiormente stringenti saranno i parametri di comparazione tra questa e quella che si presume possa esserne il plagio.
Dopotutto, per restare in tema musicale, le note restano sempre solo 7.
Se hai domande o dubbi sul plagio o temi che una tua opera possa essere plagiata, contattaci, saremo lieti di rispondere alle tue domande.
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